“Strano nome per uno studio di design, ma mi piace, suona bene”.
Quando abbiamo iniziato a condividere il nostro progetto, questo è stato il commento più comune di famiglie, amici e collaboratori. Il nostro è stato: “Mi sa che abbiamo colpito nel segno: habemus nomen”.
L’idea di creare insieme una realtà professionale era nell’aria da parecchio tempo, forse da sempre, ma abbiamo voluto valutare bene e prenderci il giusto tempo per riflettere.
Ci siamo conosciuti nel 2010, mentre entrambi frequentavamo l’Università IUAV a Venezia. Seguivamo due corsi diversi (Industrial Design - Ale e Comunicazioni Visive e Multimediali - Chris), quindi ci siamo incontrati per caso. Abbiamo sostenuto uno stesso esame e poi non ci siamo più visti per anni. Però fin da subito c’è stata sintonia.
Qualche anno dopo, ci siamo ritrovati, ancora una volta casualmente, all’interno dello stesso studio di design, ma in team separati: Industrial Designer - Ale, UX/UI Designer - Chris. Nonostante skill e competenze fossero molto diverse, i progetti su cui abbiamo lavorato a quattro mani ci hanno dato la conferma di avere una grande stima reciproca e qualcosa in comune nella progettualità e nella progettazione, nel modo di fare ed essere squadra.
Poi, ancora una volta, le nostre strade si sono divise per fare altre esperienze tra master di specializzazione, impieghi in agenzie, nuove collaborazioni e startup.
Nell’estate 2023, ci ritroviamo: siamo entrambi designer freelance e iniziamo a collaborare su un progetto che unisce industrial design e user experience design. Non poteva più essere un caso!
In seguito, è andata più o meno così:
“Ok, lavoriamo insieme! Ma che nome ci diamo?”
"Beh, siamo due pesantoni: ci prendiamo molto sul serio sul lavoro, ma sappiamo quando è il momento di alleggerire e scherzare. Siamo entrambi così e questa cosa dovremmo trovare il modo di comunicarla”.
“Pesantoni e allo stesso tempo leggeri… mi vengono in mente i dinosauri, però quelli dei fumetti, dei cartoni”.
“Mmmmm... a me vengono in mente le onomatopee. Potrebbe essere Roar”.
“Mi piace, però forse un po’ aggressivo, pensiamoci”.
Ok, questo è un riassunto. In realtà ci sono state diverse giornate (e nottate) di brainstorming e di ricerca, più di 150 nomi (e birrette) sul tavolo.
Ad un certo punto ci siamo immaginati di fronte alla Fagnani e alla sua domanda cult: “Voi, che belve vi sentite?”
E la nostra risposta, all’unisono, è stata: “Noi siamo Rawr”.
Abbiamo immediatamente capito che era il nome giusto per noi.
Il verso giusto per affrontare questa sfida insieme.
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